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Disabili e lavoro

Nonostante il fatto che molte persone DISABILI siano in grado di lavorare, un numero significativo di loro abbandona il lavoro prematuramente per diversi motivi: reale disabilità fisica, frettolosa decisione di un datore di lavoro disinformato, valutazione non realistica del proprio stato da parte della persona stessa.

Più di 2/3 delle persone COLPITE perde il lavoro nei primi 15 anni dalla diagnosi, con una maggiore incidenza nei primi 5 anni.

Fattori che influenzano negativamente l’attività lavorativa delle persone DISABILI in Italia?

  • Affaticamento
  • Difficoltà di movimento
  • Disturbi visivi
  • Disturbi urinari
  • Difficoltà incontrate nel raggiungere il luogo di lavoro
  • Difficoltà di spostamento all’interno dei luoghi di lavoro
  • Mancanza di informazione sui diritti del lavoratore disabile
  • Mancanza di informazione sulla normativa in materia di disabilità e lavoro da parte dei datori di lavoro e delle aziende (ad esempio sgravi fiscali o sovvenzioni per gli adeguamenti dei luoghi di lavoro) [Legge Quadro n. 104 del 1992; Legge 68/1999]
  • Scarsa conoscenza sui corsi di orientamento o di formazione
  • Informazioni scarse o imprecise sulle caratteristiche della patologia e sui sintomi ad essa correlati

Fattori che influenzano positivamente l’attività lavorativa delle persone DISABILI in Italia

  • Disponibilità del datore di lavoro ad effettuare cambiamenti
  • Collaborazione da parte dei colleghi
  • Sostegno alla famiglia
  • Agevolazioni sul posto di lavoro
  • Applicazione dell’orario flessibile
  • Ottenimento dell’orario part-time
  • Possibilità di accedere a corsi di formazione professionali
  • Abbattimento delle barriere architettoniche
  • Adattamento del luogo di lavoro
  • Possibilità di usufruire di mezzi di trasporto
  • Possibilità di utilizzare ausili

La perdita di produttività e il mancato guadagno costituiscono il 75% del costo totale della malattia.

Strumenti sociali e legislativi che permettano al malato di conservare il più a lungo possibile la propria attività lavorativa possono portare, oltre che ad una migliore qualità di vita del paziente, anche ad un sensibile risparmio economico, sia individuale che sociale.

In Italia, fin dagli anni ’60, sono state emanate normative per garantire il diritto al lavoro anche delle persone disabili:

  • Legge 482/68 “Disciplina generale delle assunzioni obbligatorie presso le pubbliche Amministrazioni e le aziende private”, nota anche come “legge sul collocamento obbligatorio”
  • Legge 381/91 sulla “Disciplina delle cooperative sociali”, che ha cercato di valorizzare ed incoraggiare la costituzione delle cooperative di tipo B (di produzione e lavoro) finalizzate a creare contesti adatti per l’inserimento lavorativo dei disabili.
  • Legge quadro sull’handicap, Legge 104/92, ha sancito il principio di valutare il soggetto rispetto alla concrete capacità lavorative-relazionali.
  • La Legge 68/99Norme per il diritto al lavoro per i disabili” prevede un collocamento mirato delle persone con handicap

La Legge 68/99 prevede l’istituzione a livello regionale e provinciale di servizi per l’inserimento lavorativo dei lavoratori disabili, che provvedono, in raccordo con i servizi sociali, sanitari, educativi e formativi del territorio, alla programmazione, alla attuazione, alla verifica degli interventi volti a favorire l’inserimento lavorativo dei soggetti beneficiari di tale legge.

Agevolazioni per i lavoratori disabili

  • Possibilità di scegliere la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio e di non essere trasferiti in altra sede senza il proprio consenso; questa agevolazione è valida anche per il parente del disabile con handicap grave (Legge 104/92, art. 33 comma 5°)
  • Tre giorni di permesso retribuito al mese o due ore al giorno
  • Congedo indennizzato non superiore a due anni nell’arco della vita lavorativa per i genitori o, dopo la loro scomparsa, per le sorelle o i fratelli o per il coniuge conviventi con il portatore di handicap grave
  • Esonero dal lavoro notturno del lavoratore che abbia a proprio carico un soggetto disabile

Agevolazioni per chi assiste (caregiver): Permessi retributivi

La Legge 104/1992 stabilisce che chi assiste un familiare in stato di handicap grave ha diritto a tre giorni di permessi retribuiti ogni mese. I tre giorni corrispondono al raggiungimento del diritto alla pensione, alla maturazione delle ferie e alla tredicesima. I permessi non sono cumulabili e vanno “utilizzati” di mese in mese.

Nel caso di handicap grave, quando è ridotta l’autonomia personale al punto da richiedere un’assistenza permanente, la legge 104/1992 si applica a tutti: cittadini italiani, stranieri, apolidi. Ad avere diritti ai permessi: i genitori, il coniuge e i parenti di secondo grado. Per i parenti di terzo grado possono usufruirne solo se i genitori e il coniuge hanno compiuto i 65 anni.

Agevolazioni e congedi per genitori con figli portatori di handicap grave

La legge di riferimento è sempre la 104/1992, secondo il testo normativo: la madre o il padre lavoratore del bambino hanno diritto di prolungare il congedo parentale fino al compimento dei tre anni se il piccolo non è ricoverato presso istituti specializzati. Il prolungamento è retribuito al 30%, inoltre, i genitori possono richiedere giornalmente due ore di permesso retribuito e tre giorni di permessi mensili fruibili dopo che il bambino ha superato i tre anni di età.

Alla normativa del 1992, il dlgs del 26 marzo 2001 n°151, articolo 42 ha introdotto un congedo straordinario retribuito per l’assistenza di figli che hanno un handicap grave. I familiari e/o i genitori di bambini portatori di handicap, una volta accertata la situazione di gravità, hanno diritto a congedi straordinari fino a due anni nell’arco della vita lavorativa. I congedi per gravi motivi familiari possono anche valere se i figli sono maggiorenni. Se il figlio è maggiorenne, il genitore ha diritto al congedo se il figlio vive con i genitori, se il figlio non vive con i genitori e l’assistenza gli viene prestata dal lavoratore che richiede i requisiti.

Telelavoro

La Legge 68/99 (art. 4 comma 3) annovera tra le tipologie contrattuali anche il telelavoro, definito come “una modalità lavorativa il cui espletamento avviene con l’ausilio di strumenti anche telematici, prevalentemente al di fuori dei locali lavorativi”.

Il lavoratore si avvale di una postazione di lavoro, composta da computer, telefono, modem, installata presso il proprio domicilio o in un locale di cui abbia disponibilità .

Vantaggi

  • Maggior autonomia e responsabilità
  • Minori vincoli di orario
  • Aumento del tempo libero
  • Risparmio sui tempi e sui costi di trasporto
  • Possibilità per gli imprenditori di decentrare le attività e di risparmiare sulle spese generali per l’ufficio e sulle spese di trasporto

La Legge 30/2003 (L. Biagi) prevede una flessibilità e un lavoro a termine anche per i disabili.

L’articolo 14 del decreto di attuazione 273/03 prevede che siano le cooperative sociali di tipo B ad assumere direttamente la persona disabile, in seguito ad una commessa ricevuta in appalto da una impresa, a tempo determinato, con un periodo di sperimentazione di un anno, al termine del quale il lavoratore può essere riconfermato, ma anche ritornare disoccupato. Questa legge trasferisce di fatto l’obbligo di assunzione, previsto dalla legge 68, dalle imprese alla cooperative sociali.

 

Le informazioni sono state raccolte dal sito della Fondazione Serono

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